PALERMO (fonte Wikipedia)

Palermo
(in siciliano Palermu) è una città di 661.729 abitanti dell'Italia meridionale, capoluogo della Regione Siciliana sede dell'Assemblea Regionale Siciliana e dell'omonima provincia. Quinta città per popolazione dopo Roma, Milano, Napoli e Torino e 31esima a livello europeo, è il principale centro culturale, storico ed economico-amministrativo della Sicilia. L'agglomerato urbano conta circa 860.000 abitanti[1] e l'area metropolitana che raccoglie 27 comuni conta oltre un milione di abitanti.

La sua storia millenaria le ha regalato un notevole patrimonio artistico ed architettonico che spazia dai resti di mura puniche per giungere a villette in stile liberty passando da residenze in stile arabo normanno, chiese barocche e teatri neoclassici. Per questioni culturali, artistiche ed economiche fu tra le maggiori città del Mediterraneo ed oggi è fra le principali mete turistiche della regione, della nazione e dell'Europa.

La città di Palermo ha cambiato spesso nome nel corso delle epoche:

  • Zyz (la "z" va pronunciata come "s" sonora) (che in fenicio significa il fiore): il nome non è ancora accertato, ma molte monete provenienti da Palermo di periodo punico portavano la dicitura Zyz e visto che Palermo era una delle tre città Puniche della Sicilia (Tucidide, VI, 1-5) molto probabilmente aveva una propria zecca. Il nome sembrerebbe derivare dalla conformazione della città che tagliata da due fiumi ricordava il profilo di un fiore.
  • Panormos (dal Greco παν-όρμος tutto-porto): i Greci chiamavano Palermo così perché i due fiumi che la circondavano (il Kemonia e il Papireto) creavano un enorme (per l'epoca) approdo naturale. Questo nome andò diffondendosi grazie alla maggiore influenza greca sull'isola.
  • Panormus: i Romani mantennero, con una lieve modifica di pronuncia, la denominazione greca con la quale avevano conosciuto la città.
  • Balarm: il nome arabo della città è un semplice cambiamento di pronuncia del nome precedente.
  • Balermus: evoluzione del precedente nome sotto il periodo normanno.
  • Palermo: il nome definitivo della città che viene acquisito in età moderna.

Lo stemma della città di Palermo è composto da un'aquila coronata imperiale in oro, in onore dell'Impero del quale era capitale sotto il regno di Federico II che afferra la scritta S.P.Q.P. (Senatus PopulusQue Panormitanus), il tutto su fondo rosso acceso.

Palermo - Stemma 
(Stemma Città di Palermo)

La città di Palermo è la sesta tra le 27 (la sesta in ordine cronologico) città decorate con Medaglia d'Oro come "Benemerite del Risorgimento nazionale" per le azioni altamente patriottiche compiute dalla città nel periodo del Risorgimento, periodo, definito dalla Casa Savoia, compreso tra i moti insurrezionali del 1848 e la fine della prima Guerra Mondiale nel 1918.

Medaglia alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale - nastrino per uniforme ordinaria

Medaglia alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale

«Per commemorare le azioni eroiche della cittadinanza palermitana nei gloriosi fatti del 1848, che iniziarono il risorgimento nazionale e la conquista dell’unità. Nel 1848, un anno dopo il fallimento della sollevazione di Messina, Palermo divenne la guida del movimento rivoluzionario antiborbonico. Insorti il 12 gennaio, sotto la guida di R. Pilo e G. La Masa, i palermitani sconfissero in più riprese le truppe regolari e costituirono un governo provvisorio siciliano (2 febbraio, che fu l’ultimo a cadere, sotto i colpi del Generale Filangieri, il 15 maggio 1849. »
— 22 maggio 1898
Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria

Medaglia d'oro al valor militare

«Fedele alla sua tradizione plurisecolare di patriottismo e di valore, riaffermatasi nelle gloriose gesta del 1848 e nei fasti del Risorgimento italiano, sorretta da incrollabile fede nei destini della Patria, resistette impavida, per oltre tre anni, in condizioni drammatiche, spesso disperate, al succedersi pervicace e spietato di massicci bombardamenti aerei nemici, tendenti ad abbattere il morale e la tenace resistenza della popolazione civile. L’inesorabile azione aerea nemica si abbatté sempre più violenta e indiscriminata su edifici, impianti pubblici, templi, causando perdite gravissime tra la popolazione e danni incalcolabili. Oltre 3000 morti, circa 30.000 mutilati e feriti, in gran parte vecchi, donne e bambini, e la perdita di ingente patrimonio culturale, artistico e religioso, segnarono il calvario dell’olocausto glorioso. 10 giugno 1940 - 8 settembre 1943. »
— 5 marzo 1964

La zona di Palermo era in origine un'ampia pianura tagliata da molti fiumi e torrenti ed ampie zone paludose, circondata da alte montagne le cui cime sono a volte ricoperte dalla neve durante l'inverno, conferendo al paesaggio un volto ancora più suggestivo.

La pianura di Palermo si affaccia sul Mar Tirreno, ed insieme ai monti alle sue spalle forma la Conca d'Oro. La disposizione del comune segue la linea di costa, in questo modo si ha una lunga estensione costiera ma relativamente poca penetrazione nell'entroterra. Attualmente i fiumi che esistevano un tempo sono andati scomparendo (ma buona parte di essi scorre ancora sotto terra). Inoltre il comune non è ancora arrivato ad un livello di saturazione antropica elevato come in altre città italiane.

Le conformazioni rocciose che circondano (ed a volte tagliano in varie parti) la città di Palermo sono principalmente di origine calcarea e la loro disposizione sul territorio non ha permesso uno sviluppo regolare della città, infatti in due casi (Monte Pellegrino e Monte Gallo entrambi riserve naturali) le montagne si trovano lungo la linea di costa creando una vera spaccatura fisica tra alcuni quartieri. Il resto dei Monti di Palermo invece delimita l'estensione della città verso l'entroterra ed in parte ne hanno limitato l'estensione in profondità. Proprio su queste montagne sono sorti alcuni insediamenti, quali Monreale, Altofonte e Giacalone, per molti versi divenuti quasi veri e propri quartieri della città. Tra questi monti troviamo alcune grandi vallate, tra queste la Piana dei Colli nella zona Nord della città, la Valle dell'Oreto a Sud, e la Conca d'Oro nell'entroterra.

L'idrografia della piana di Palermo è radicalmente modificata nel corso della storia. Il primo insediamento abitato venne costruito tra due fiumi attualmente non più visibili, il Kemonia ed il Papireto, mentre il fiume Oreto si trovava ben oltre la linea delle mura cittadine. I due fiumi che tagliavano la città adesso non scorrono più in superficie (ma sono evidenti le tracce nella toponomastica e nella conformazione delle vie), ma nei sotterranei del centro storico, tanto che in caso di precipitazioni estremamente abbondanti alcune strade sono a rischio di allagamento. Nell'area attualmente occupata dalla città oltre ai tre fiumi principali erano presenti moltissimi torrenti stagionali, che contribuivano a creare zone paludose o comunque ricche di acqua, è il caso della zona San Lorenzo e dell'area di Mondello. L'unico fiume a scorrere oggi tra le strade cittadine è l'Oreto, per anni lasciato in stato di degrado e abbandono, ma che dovrebbe essere oggetto di un ampio progetto di riqualificazione programmata dall'attuale governo della città.

Molte aree verdi della città di Palermo sono di costruzione storica e mantengono ancora adesso la loro originale conformazione, tra i più importanti ricordiamo:

 
Il sistema di vasche d'acqua del Giardino della Zisa
 
Una delle quattro esedre di Villa Giulia
  • Foro Italico: grande prato di circa 40.000 mq è posto sul mare davanti l'antica "Strada Colonna" che, costeggiando le mura cittadine, corrispondeva alla prima passeggiata a mare dei palermitani;
  • Giardino dei Giusti: in pieno centro storico inaugurato nel 2008 è nato per commemorare coloro che, non ebrei, hanno salvato degli ebrei negli anni dell'olocausto.
  • Giardino Inglese: progettato da Giovan Battista Filippo Basile nel 1851 che si ispirò agli ambienti esotici. Si rifà allo stile inglese appunto per la varietà degli ambienti presenti, come le finte rovine e le statue disseminate per il parco;
  • Giardino della Zisa: aperto nel 2005, ricopre 30.000 mq e si trova di fronte La Zisa in quello che era l'antico parco reale di caccia. Tutto il giardino è attraversato da un sistema di vasche d’acqua, che si sviluppa per circa 130 metri in asse col portale del palazzo.
  • Orto botanico: ottocentesco giardino botanico, noto per alcuni esemplari particolarmente rari. È uno degli istituti botanici più grandi d'Europa;
  • Parco della Favorita: costruito alla fine del settecento è il parco urbano più grande d'Italia con i suoi 4.000.000 mq. È stato riserva di caccia reale all'epoca dei Borboni;
  • Parco d'Orleans: creato a metà ottocento attualmente sono in corso i lavori che stanno rivoluzionando il parco aumentandone considerevolmente l'estensione (raggiungerà i 255.000 mq rendendolo il secondo parco cittadino per estensione) con l'aggiunta di un grande lago artificiale, un teatro all'aperto e un grande prato;
  • Villa Malfitano Whitaker: progettato da Emilio Kunzmann il giardino ospita piante rare provenienti da paesi come Tunisia, Sumatra e Australia e un vivaio con circa 150 esemplari di orchidee;
  • Villa Bonanno: ideato nel 1905 da Giuseppe Damiani Almeyda che progettò anche la casa del custode;
  • Villa Garibaldi: giardino progettato da Giovan Battista Filippo Basile nel 1861 reso famoso dalla dimensione del suo maestoso ficus secolare;
  • Villa Giulia: giardino costruito nel 1776 dall'originale schema geometrico. Al suo interno vi sono disposte esedre dipinte e una statua raffigurante il Genio di Palermo;
  • Villa Sperlinga: antica riserva di caccia oggi è una villa comunale;
  • Villa Trabia al cui interno si trova la settecentesca villa che ospita una sala mostre e una biblioteca multimediale e due serre in vetro e ferro battuto;

All'interno del comune di Palermo sono presenti tre riserve naturali:

Secondo la più nota e accreditata classificazione climatica mondiale (la classificazione dei climi di Köppen), il clima di Palermo appartiene al gruppo denominato Csa ossia al clima temperato delle medie latitudini con la stagione estiva asciutta e calda e quindi l' inverno fresco (mite) e piovoso, più noto col termine di clima mediterraneo. Le stagioni intermedie sono le migliori, con temperature miti e gradevoli. L'estate è arida e calda ma ventilata e torrida (quindi con indici di umidità non elevati) ma è facile sentire il respiro africano che, seppure in rari casi, fa impennare le temperature massime oltre i 42°C (record storico di 45,5° registrati all’Osservatorio Astronomico di Palermo). Particolare importanza ha l'ondata di calore che ha investito la città il 25 giugno 2007 che ha fatto schizzare i termometri fino a 44,6° all'aeroporto di Boccadifalco e nelle vicine Bagheria e Villabate; in quell'occasione l'aeroporto di Punta Raisi si fermò "solo" a 43°.

Gli inverni sono freschi e discretamente piovosi e del resto la maggior parte delle precipitazioni si concentrano tra ottobre e marzo. Generalmente le piogge di Palermo sono, a differenza della Sicilia orientale, deboli o moderate, raramente violente. La neve non è impossibile, anche se relativamente rara, e cade (considerando anche i quartieri periferici prossimi ai rilievi) con una frequenza di una volta ogni sei anni. Si tratta sempre di deboli nevicate concentrate in poche ore i cui accumuli si sciolgono del tutto quasi immediatamente.

La grandine è decisamente più probabile nel periodo invernale. Un fenomeno molto raro è la nebbia che quando è presente (soprattutto nella tarda primavera o in alcune fredde e serene prime mattine d'inverno) è sotto forma di banchi. Nella stagione invernale piccoli banchi di nebbia si possono formare nelle periferie più verdi e meno urbanizzate o nei parchi più grandi nella tarda primavera, quando il mare è ancora relativamente freddo e l'aria inizia a riscaldarsi, possono formarsi dei banchi di nebbia lungo la linea di costa. Una zona particolarmente "nebbiosa" della città, anche se fuori dal vero nucleo urbano, è quella nei pressi dello stadio, là dove sorge uno dei più grandi parchi cittadini d’Europa, il Parco della Favorita, che grazie ad una particolare posizione al riparo da venti e alla sua ricca di vegetazione può, se pur raramente, vedere la formazione di piccoli e poco duraturi bassi banchi di nebbia; questa zona è (insieme alle zone periferiche pedemontane) una tra le più fredde della città di Palermo e le sue periferie.

La zona più calda della città è il centro storico. Spesso i centri meteo d'informazione nazionale utilizzano i dati dell'aeroporto di Punta Raisi per indicare la situazione meteo del capoluogo siculo. Ma l'aeroporto (diviso dalla città da alcuni rilievi) si trova a circa 22 km di strada dalla periferia ovest di Palermo, registrando in inverno minime più alte rispetto al capoluogo e in estate massime più contenute. Anche il regime pluviometrico della città è diverso da quello di Punta Raisi. La distribuzione delle precipitazioni di Palermo sono quelle tipiche del clima mediterraneo con massimi nel semestre invernale e cali drastici in estate quando posso verificarsi lunghi periodi di prolungata siccità assoluta. La minima assoluta registrata nel centro città a partire dagli anni 20 è stata rilevata all'Osservatorio Astronomico, -0,5° (durante la famosa nevicata dell'8 gennaio 1981). [4] In genere Palermo registra delle massime più basse di Catania e tendono ad essere simili a quelle di Messina, le minime sono un po’ più basse della città dello Stretto e più alte del capoluogo etneo. A volte nel capoluogo siculo, come nel resto delle città costiere della Sicilia, possono registrarsi durante le sciroccate più intense massime superiori ai 20° anche in pieno inverno. Del resto nessun palermitano si sconvolgerebbe se in pieno gennaio la massima sfiorasse i 25°C (all'inizio di gennaio del 1962 si superarono i 29°) o se già ad aprile la temperatura salisse sopra i 30°C. Le temperature minime sotto lo zero sono estremamente rare. Solo le zone periferiche pedemontane o con grandi polmoni verdi (il Parco della Favorita) riescono, ogni tanto, a registrare qualche valore negativo. Ma in piena città è un fenomeno quasi sconosciuto. In effetti dagli anni 20 nella zona centrale di Palermo solo la stazione meteo dell'Osservatorio Astronomico (sito sul tetto di un antico palazzo alto più di 30 metri e circondato da due grandi giardini) ha registrato delle minime negative ma questo è successo solo durante la nevicate dell'8 gennaio 1981 (-0,5° C) e quelle del 30-31 gennaio e 1 febbraio del 99 (-0,4° C). Le altre stazioni urbane hanno sempre registrato minime positive.

Particolare menzione ha la presenza della neve nel capoluogo siciliano. Famosa è la citazione storica del letterato palermitano Mongitore di una grossa nevicata a Palermo risalente al gennaio 1744. L'ultima apparizione in ordine di tempo risale all'inverno del 1999. In particolare il 31 gennaio di quell' anno l' Osservatorio Astronomico di Palermo (centro storico) registrò la massima più bassa da, almeno, gli anni 20: +3,8°

 

 
Graffiti preistorici nella grotta dell'Addaura

 

 

L'area della piana di Palermo, ma soprattutto i monti che la delimitano, sono abitati sin dal periodo preistorico, sono presenti, ancora adesso, i resti di questa presenza umana, l'esempio più importante lo troviamo all'interno della grotte dell'Addaura su un versante di Monte Pellegrino dove si aprono alcune cavità che erano abitate durante il paleolitico ed il mesolitico. All'interno di queste cavità sono state ritrovati reperti di ossa e strumenti utilizzati dalla caccia. all'interno di una delle grotte si trova un vasto e ricco complesso di incisioni, databili tra l'epigravettiano finale e il mesolitico, raffiguranti figure antropomorfe e zoomorfe. In mezzo ad una moltitudine di bovidi, cavalli selvatici e cervi, viene rappresentata una scena dominata dalla presenza di figure umane: un gruppo di personaggi, disposti in circolo, circonda due figure centrali con il capo coperto ed il corpo fortemente inarcato all'indietro.

 
Sarcofago fenicio rinvenuto a Palermo
 
Lapide trilingue del 1142 in lingua latina, greca e araba

Palermo deve la sua fondazione ai Fenici della città di Tiro nel 734 a.C.[senza fonte] con il nome Zyz, in lingua fenicia "fiore", toponimo dovuto molto probabilmente alla forma che i due fiumi davano alla città. Fino a quel momento l'area era stata un emporio commerciale e base d'appoggio per la Sicilia nord-occidentale. Subito acquisisce un'enorme importanza commerciale grazie alla sua posizione ma soprattutto ai due fiumi, il Kemonia ed il Papireto, che vengono utilizzati come porti creando così un'area protetta molto ampia. La forma della città ricorda anche un piede e viene, infatti, spesso definita Piede Fenicio[senza fonte]. Di conseguenza diviene meta ambita per i Greci che popolavano la parte orientale della Sicilia, i quali non riusciranno mai a conquistarla.

La prima conquista avviene da parte dei Romani che dopo un lungo assedio riescono a strapparla ai Cartaginesi di Amilcare Barca i quali si rifugiano alle falde di Monte Pellegrino (chiamato Ercta all'epoca) cercando di riconquistarla a più riprese, i tentativi dei Cartaginesi risultano vani e la città da questo momento in poi diviene a tutti gli effetti una conquista romana. Anche con i Romani Palermo ha avuto un ruolo fondamentale nel Mediterraneo come porto strategico, la città sotto questa dominazione vive un periodo di assoluta tranquillità per alcuni secoli. Palermo restò ai Romani fino alle invasioni barbariche che devastarono la città.

Dopo la caduta dell'Impero Romano la Sicilia diviene meta dei Vandali che fino al 535 la devastano. La liberazione di Palermo avviene grazie ai Bizantini, che tengono Palermo per tre secoli cedendola intorno all'IX d.C. agli Arabi che invadono la Sicilia e fanno di Palermo la sua capitale.

 

 
Particolare della facciata di Palazzo Chiaramonte-Steri
 
Uno dei quattro canti di Piazza Vigliena

Segni della civiltà araba sono rimasti nella toponomastica della colture, delle costruzioni architettoniche. Le tracce di essa sopravvivono nei monumenti della parte antica della città con i suoi cinque quartieri: il Kasr nella punta della Paleopolis; il quartiere della grande moschea; la Kalsa ossia "l'eletta"; la zona degli Schiavoni e infine il Moascher. Il monaco Teodosio che ci fornisce queste notizie riferisce che a Palermo erano presenti in quel periodo più di trecento moschee. Gli arabi hanno introdotto anche i primi agrumeti formando la Conca D'Oro aprendo così un nuova possibilità di sviluppo economico. La potenza musulmana fu, però, corrosa dalle lotte interne che aprirono la via agli stranieri finché nel 1072, dopo quattro anni d'assedio, Ruggero d'Altavilla, il primo conte normanno, espugnava Palermo.

Nel 1071 i Normanni conquistano la città ed in poco tempo anche il resto dell'isola, anche in questo caso la capitale resta a Palermo. Il massimo splendore si ha sotto l'impero di Federico II. Proprio lo storico arabo Idrisi ci fornisce ampia testimonianza di questo periodo di tanto splendore, in cui fiorirono due importantissimi monumenti e cioè la Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio o Martorana e la Cappella Palatina. Alla morte di Federico II avvenuta nel 1250 Palermo e tutta l'isola perdono l'egemonia che aveva nel Mediterraneo, dopo Federico II in Sicilia sotto ordine del papa inizia il regime vessatorio spostando il centro del potere a Napoli con Carlo d'Angiò come re. Ma il popolo palermitano insorge nel 1282 cacciando i francesi e dando vita alla guerra del Vespro, che dura vent'anni.

Dopo l'impero normanno si alternano molte dominazioni: gli Svevi dal 1194 al 1266, gli Angioini (i quali spostarono la capitale da Palermo a Napoli) dal 1266 al 1282, gli aragonesi dal 1282 al 1500 e gli spagnoli. Nel 1713 la città passa sotto la dominazione dei Borboni che spostano definitivamente la capitale del regno a Napoli, tale regno resterà sovrano fino all'arrivo dei garibaldini.

 

 
Giuseppe Garibaldi fotografato da Gustave Le Gray a Palermo nel luglio del 1860

Nel 1860 avvenne lo sbarco dei Garibaldini a Marsala; da lì, grazie all'aiuto dei siciliani, che nel frattempo erano insorti, cominciarono a conquistare l'isola in nome dell'unificazione dell'Italia. Dure lotte interessano la città tra il 1860 ed il 1861 e quella anti-piemontese del 1866 (Rivolta del 7 e mezzo) che distruggono molte importanti strutture architettoniche.

Da questo momento in poi avviene un progressivo allontanamento degli interessi economici e politici dalla città che fino ad allora era stata un'importante meta economica e commerciale. In onore all'Unità d'Italia, il comune di Palermo inizia la costruzione di alcune importanti opere architettoniche, tra queste il taglio di Via Roma e la costruzione di quelli che diventeranno i due teatri più importanti e rappresentativi della città: il Massimo e Politeama.

Nei primi vent'anni del '900 Palermo attraversa un'epoca florida, con un breve ma intenso periodo Liberty, con il maggior esponente Ernesto Basile . Durante la prima guerra mondiale Palermo non venne interessata dal conflitto che invece la investì in pieno durante la seconda guerra mondiale per via dell'importanza del suo porto. Durante il conflitto, la città subì notevoli distruzioni a causa dei bombardamenti alleati tanto che è ancora possibile, in alcune zone del centro storico, scorgere i segni di tale avvenimento. Fu occupata nel luglio 1943 dalle truppe alleate del generale americano George Smith Patton.

Le lotte più significative dell'età contemporanea sono state quelle contro la mafia e il banditismo di Salvatore Giuliano, che ebbe il suo regno nella zona di Montelepre vicino Palermo. Nella lotta alla mafia sono stati colpiti uomini dello stato come Boris Giuliano, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e il presidente della Regione Siciliana Pier Santi Mattarella e soprattutto coraggiosi magistrati come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rocco Chinnici fino ad arrivare a Don Pino Puglisi, martire nella difesa dei deboli nei quartieri più degradati fra i quali spiccano Brancaccio e Settecannoli. Oggi Palermo, che si affaccia sul più bel promontorio del mondo, come lo definì Johann Wolfgang von Goethe, tra Monte Pellegrino e Capo Zafferano, lungo il pendio della Conca d'Oro, sfiora i 700 mila abitanti ed è una città desiderosa di riscatto e di ritrovare l'antico splendore. Essa è una dei principali centri d'affari e dei commerci del bacino del Mediterraneo (è infatti candidata a diventare nel 2010 capitale dell'Euromediterraneo). La sua espansione è stata notevolmente favorita nei collegamenti dell'autostrada che la unisce al resto dell'isola, all'aeroporto e alle vicine isole minori quali Ustica o le vicine Egadi (in provincia di Trapani).

STORIE PRODOTTI SICILIANI
CANNOLO (fonte Wikipedia):
cannoli sono una delle specialità più conosciute della pasticceria siciliana.

In origine venivano preparati in occasione del carnevale; col passare del tempo la preparazione ha perso il suo carattere di occasionalità ed ha conosciuto una notevolissima diffusione sul territorio nazionale, divenendo in breve un rinomato esempio dell'arte pasticcera italiana nel mondo.

Si compone di una cialda di pasta fritta (detta scòrza e lunga da 15 a 20 cm con un diametro di 4-5 cm) ed un ripieno a base di ricotta.
Per la scorza, si formano piccoli dischi di pasta (fatta di farina di grano tenero, vino, zucchero e strutto) che vengono arrotolati su piccoli tubi di metallo e poi fritti, tradizionalmente nello strutto, oggi anche in grassi meno costosi.
Prima delle moderne leggi in materia d'igiene, la pasta veniva arrotolata su piccoli cilindri ritagliati da canne, che diedero il nome al dolce.

Il ripieno tradizionale consiste di ricotta di pecora setacciata e zuccherata, ma recentemente alcune pasticcerie hanno iniziato a produrne anche con ricotta di mucca, pur meno saporita di quella ovina, con crema pasticciera o crema di cioccolato. Ci sono poi differenze locali, che prevedono l'aggiunta di pezzi di cioccolato o di canditi o granella di nocciole.
Il cannolo farcito viene poi spolverato di zucchero a velo.

I cannoli vanno riempiti al momento di mangiarli; questo perché, con il passar del tempo, l'umidità della ricotta viene assorbita dalla cialda facendole perdere la sua croccantezza. Allo scopo di evitare questo inconveniente alcuni pasticcieri fanno colare del cioccolato fuso all'interno del cannolo per far si che lo stesso non si impregni e quindi rimanga croccante per più tempo
CASSATA(fonte Wikipedia):
Una cassata siciliana (dall'arabo qas'at, "bacinella" o dal latino caseum, "formaggio") è una torta tradizionale siciliana a base di ricotta zuccherata, pan di Spagna, pasta reale, frutta candita e glassa di zucchero.

Nonostante l'apparente semplicità della ricetta, esistono innumerevoli varianti locali. Specialmente l'aspetto esteriore può variare da una scarna decorazione di glassa e un po' di scorza d'arancia candita fino a una opulenta costruzione baroccheggiante con perline colorate e una mezza dozzina di frutti canditi diversi. Sempre secondo le varianti locali, ci possono essere ingredienti aggiuntivi, come pistacchio, pinoli, cioccolato, cannella, maraschino o acqua di zagara.

Una delle varianti più famose è quella dei cassateddi di sant'Aita, dolci tipici di Catania di solito preparati nel periodo della festa patronale. Si tratta di dolci a forma di mammella, fatti con pan di spagna imbevuto di liquore e farcito con crema, e ricoperti di glassa bianca con sopra una ciliegia candita. È chiara l'allegoria con le mammelle che furono asportate alla santa prima del martirio finale.
Le radici della cassata risalgono alla dominazione araba in Sicilia (IX-XI secolo). Gli arabi avevano introdotto a Palermo la canna da zucchero, il limone, il cedro, l'arancia amara, il mandarino, la mandorla. Insieme alla ricotta, che si produceva in Sicilia dai tempi preistorici, erano così riuniti tutti gli ingredienti base della cassata, che all'inizio non era che un involucro di pasta frolla farcito di ricotta zuccherata e poi infornato.

Nel periodo normanno, a Palermo presso il convento della Martorana, fu creata la pasta reale o Martorana, un impasto di farina di mandorle e zucchero, che, colorato di verde con estratti di erbe, sostituì la pasta frolla come involucro. Si passò così dalla cassata al forno a quella composta a freddo.

Gli spagnoli introdussero in Sicilia il cioccolato e il pan di Spagna. Durante il barocco si aggiungono infine i canditi.

Inizialmente la cassata era un prodotto della grande tradizione dolciaria delle monache siciliane ed era riservata al periodo pasquale. Un documento ufficiale[senza fonte] di un sinodo dei vescovi siciliani a Mazara del Vallo nel 1575 afferma che la cassata è "irrinunciabile durante le festività". Un proverbio siciliano recita "Tintu è cu nun mancia a cassata a matina ri pasqua" ("Meschino chi non mangia cassata la mattina di pasqua"). La decorazione caratteristica della cassata siciliana con la zuccata fu introdotta nel 1873 (in occasione di una manifestazione che si tenne a Vienna) dal pasticcere palermitano cav. Salvatore Gulì, il quale aveva un laboratorio nel centralissimo corso Vittorio Emanuele a Palermo

ARANCINE (fonte Wikipedia):
L' arancina (o arancinu) è una dî spicialità di la cucina siciliana ntra li cchiù canusciuti. Si tratta di na palla di risu, di 8-10 centìmitri, jincuta di na cumpusizzioni di sarsa, di furmaggiu picurinu, nu pezzu nicu di carni e, a voti, nu quartu di ovu duru o piseddi, lu tuttu misu a friiri nta l'ogghiu. Na vota ca lu risu pigghia lu culuri di n'arancia, si pô nèsciri e si pô manciari.

La forma cancia a secunna di li zoni: ntâ zona di Palermu, pigghia la forma di na badduzza tunna e si chiama arancina; ntâ zona di Catania pigghia la forma di na palla pizzuta e si chiama arancinu.

S'hannu a manciari p'afforza caudi.

Lu pirsunaggiu di li libbra di Andrea Camilleri, lu cummissariu Montalbanu, è un manciaturi di arancini e fôru sti libbra a fari accanùsciri l'arancini nta tuttu lu munnu.

A parti chidda tradizziunali, ci sunnu àutri tipi: ô burru, chî funci, chî spinaci, chî milinciani (chiamatu a la Norma, comu l'òpira immurtali di lu granni Vicenzu Bellini).

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